Il Sassicaia viene commercializzato per la prima volta negli anni ’60 e inizialmente incontra parecchie resistenze. Questo vino fatto con uve di origine francese è guardato con diffidenza in Toscana ma il Marchese Mario Incisa della Rocchetta non è però uomo da lasciarsi scoraggiare e continua a perseguire il suo progetto di realizzare un grande vino sul modello dei migliori Bordeaux francesi.
Se bevuto giovane, come era costume nella zona d’origine, il Sassicaia pareva avere qualche ruvidezza e un tocco un po’ rustico, ma basta qualche anno per capire che con l’invecchiamento migliora di molto sino a rivaleggiare veramente con i cugini del Bordeaux. La notorietà arriva nel 1978 a Londra quando Hugh Jonhson, all’epoca guru internazionale del vino, inserisce il Sassicaia in una degustazione alla cieca organizzata dalla celebre rivista Decanter. Partecipavano i migliori 33 Cabernet del mondo e a sorpresa  il Sassicaia ottiene la vittoria. Il conseguente stupore e clamore hanno consacrato questo vino al mito.
La passione per i vini dei Marchesi Incisa della Rocchetta nasce il secolo prima con Leopoldo Incisa della Rocchetta che lascia studi e trattati di viticoltura e ampelografia con classificazioni e descrizioni delle sue sperimentazioni sulle caratteristiche dei vitigni. Nel castello di famiglia si poteva ammirare la sua collezione di ben 175 varietà di viti in vaso tra questi il Cabernet Sauvignon, e il Cabernet Franc o Cabernet Gris, che, come sottolinea il marchese Leopoldo “sono entrambe usati nei vini di Bordò e sono fra i più preziosi ch´io abbia introdotti nelle mie colture”.
         
Quasi un secolo dopo, il pronipote Mario Incisa della Rocchetta, giovane studente di agraria, riprende quei cataloghi e li studia; pratica sperimentazioni nei terreni  di famiglia (alla Rocchetta) in Piemonte. Più avanti, dopo il matrimonio con Clarice della Gherardesca entra in possesso della tenuta di San Guido e qui nota che i terreni sassosi della zona appunto detta Sassicaia sono molto somiglianti  dal punto di vista morfologico a quelli delle Graves di Bordeaux che ben conosceva perché amico del Barone Rothschild, proprietario delle migliori terre nel Medoc. Mario decide di raccogliere la sfida e di far nascere un vino "bordolese" in territorio italiano e per di più in una zona sconosciuta sotto il profilo vinicolo. Oltre alla scelta di Bolgheri, anche l’uso del Cabernet,  e della barrique erano rivoluzionari per quei tempi. E’ quindi sua la grande intuizione delle potenzialità enormi del territorio di Bolgheri.
Gli Antinori, cugini degli Incisa della Rocchetta misero a disposizione la grande capacità di Giacomo Tachis il loro bravissimo enologo che grazie al Sassicaia arrivò ad essere conosciuto in tutto il mondo ed entra a pieno titolo nella leggenda del primo Supertuscan.
Il successo di San Guido porta fama all’intero territorio che prende atto della vocazione dei suoi suoli ed inizia la coltivazione di vitigni bordolesi che operano di fatto una trasformazione radicale della zona con un’importante rinascita enologica che parte da qui per estendersi all’intero territorio italiano.
Oggi attorno a un nocciolo duro di produttori storici come appunto San Guido, Antinori, Grattamacco e Michele Satta si sono affiancati numerosi nuovi produttori la cui qualità è notevole sebbene non dispongano ancora di vecchie vigne. Uno di questi è la tenuta le Grascete che emerge sempre tra i igliori nei banchi d’assaggio.

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